05 July, 2017

Luglio, Che Bene Che Ti Voglio

Amore. 

A per Amami, ma anche, di più, per Amati

Quindi forse alla fine è AAMORE

M come sii il mio Mondo

O che però fallo Oggi ed Ogni altro giorno, e quindi sono due

R che è una che si arrotola, salta ed inciampa in una Ricerca costante, ma non ossessiva

E perchè tutto è Empirico, ed impari solo dall'esperienza, ma i mattoncini servono, quasi tutti, tranne se sei un po' scemo e ricadi nei pattern, e negli stessi avvenimenti

Se poi ci pensi però, c'è anche la R di Rispetto, quello che viene prima di tutto, qualunque sia il tipo di amore. E quindi per forza diventa A A M O O R R E.

Poi c'è la Fede, eh si. Non suona bene (AamoorreF???), ma c'è, eccome se c'è. 
Non nell'accezione religiosa, ma sicuramente quella da cui arriva la Fedeltà. No, anche questa non riferendosi all'unicità dei rapporti.

E' più una F che profuma di "ti capisco, ci sono, mi fido, e no, non lo so se ci sarai solo tu, se questa storia monogama funzionerà per sempre, forse no, forse a singhiozzi, ma credo in noi, ed un giorno per volta ti scegli, perchè é giusto, e lo senti quel senso di giustizia. E ciecamente ci credi".

Ma quando, semi-certo, pensi sia tutto lì, compiuto, ti piovono in testa altre due lettere. Di quelle che non puoi scrollarti di dosso senza batter ciglio, e ci fai i conti, ogni giorno.

La I di Indipendenza, quella che se mi lasci andare tanto io torno, perché ti ho scelto, ed è tutto così semplice.

Ed infine la mia preferita, la D di Debolezza. Tanto ti amo - oh D - quanto ti temo. Una D che ti scopre, che se la percorri con le dita ti imbatti prima in quella rigidità eretta e poi pufffff: atterri sulla pancia, una pancia morbida che serve tanto quanto la sua schiena, in quei famosi due aspetti, dove uno non esiste senza l'altro, e non c'è mortificazione tra loro.

Poi rileggi, e rifletti: tu che da piccolo sei cresciuto con quell'idea semplice di Amore, quella che anche se ci metti la A maiuscola, non ti trovi, e quando chiedi cosa è questo amore poi, tutti ti dicono "L'amore è una cosa meravigliosa! Muove il mondo!" - voi dite, eh. 

Ma almeno inizi a spiegartelo: l'idea che avevi, la sintesi del concetto non è aderente alla tua visione. 

Per te dovrebbe chiamarsi AAMOORREFID. (Per convenzione, meglio metterci d'accordo subito, lo chiamerai Amore anche tu, la tua versione cazzo, è impronunciabile).

Però saprai che cercavi un gatto, ambendo ad una tigre. Questo va concesso.

Che poi come si dice, chi ben comincia è già a metà dell'opera, dicono così, no?

27 August, 2015

Molletta e Bottone - 6 Maggio 2011


Non pensarci proprio, bottone sono io, tu sei molletta. bottone torna a casa ieri vittorioso, perché, anche se, suo malgrado, si è staccato dalla giacca, capitombolando, finendo prima per terra e poi arrampicandosi faticosamente sul tavolo, completamente spaesato, un bottone senza una giacca, come un pesce fuor d'acqua, ma peggio, perché bottone, senza casa sopravvive, e si deve adattare, bé, bottone, si è lanciato, ed è corso, a piccoli passi, dentro ad una tasca, ma non una qualunque, una un po' grande, una accogliente, che dentro sembra ci sia - sempre che esista - un rivestimento di flanella ultra-leggerissima. Bottone, molletta l'aveva già vista, ma, un bottone ed una molletta insieme, nella stessa tasca, si incontrano, e si scrutano, e sì, si parlano, solo forse, si capiscono. Molletta squittisce, bottone borbotta.
È difficile, bottone, è uno da giubba, non uno di quei milioni di bottoncini con quattro buchi, non è uno che si spezza. Lui, ha un unico foro, o lo centri, o no, non c'è margine di errore, o ti ci trovi o non ti parla. Molletta è delicata, e gentile. E, ad un certo punto, arriva un qualcosa che sembra una  richiesta di aiuto, che in questo caso non si può dire ma se fossero persone, metaforicamente, si sbottonerebbero, no, non per togliersi i pantaloni, insomma, arriva un momento, in cui, bottone si sbilancia, anzi, si lascia un po' andare, ma non per scelta, piuttosto per necessità, e molletta, acuta, e di nuovo, gentile, comprende, e succede, succede che si incastrano, in una forma nuova,  perché è molletta, che abbraccia bottone, e bottone, che di solito contiene, che adesso riempie, e si lascia andare, e tutto si congela, ma non fa freddo, fa che questa strana costruzione è naturale, ed assurda, è incredibile; i baci delle nonne sulla fronte. ed è magia.

04 March, 2014

Giro e Vago

Una camera d'albergo, come tante altre. La neve fuori, ed una musica che ricorda tempi andati. Più nostalgica della media, come in un film di Julia Roberts, dove non avendone mai abbastanza, schiacci play e riparti, per stare bene o male, perché ti serve, o anche solo per inerzia.

Sempre quella paura di dimenticare, e ripercorrere giorni passati; chiederti se è stato giusto così. E' il primo anno questo, dove pronta al il giro di boa dei 30 anni, mi è capitato di ammettere che forse ci sono cose che non farei più così.

Anno 2009, Domani - Abruzzo. L'unica canzone che mi ha fatto risvegliare e trovare già lì, pronte a salutarmi al mattino, un grumo di lacrime. Tutti quegli artisti riuniti che suonavano, ed io non capivo perché stavo piangendo - non era ovviamente per la canzone. Era una mattina di luglio, svegliatami altrove, dove probabilmente non dovevo essere. Quel senso di inadeguatezza, l'ennesima relazione sbagliata, ed io che ci provavo e riprovavo con tutta me stessa. Quei raggi di sole, la stanza, l'odore di sigarette della sera prima. Al calore della prima lacrima sul viso ho capito: ci stavo credendo da sola. Ho preso tutte le mie cose, la mia vita sgretolata, e sono uscita senza far rumore. Oggi c'è meno autenticità. Non so se mi piaccio, mi provo ad adeguare. Non sfondo più muri senza protezione, come se non sentissi dolore. Ho più paura di perdere.

Anno 2013, Video Games - Lana Del Rey. Appena arrivata a Marrakesh, prima volta in Marocco. Avevo appena fatto il check in in un Ryad appartenente alla famiglia reale, e percorrevo per la prima volta il corridoio per arrivare alla nostra camera. 
Dalla stanza dei nostri vicini risuonava la voce di Lana, a tutto volume: non si poteva ignorarla.
Finestre aperte le loro, con spesse tende bianche che null'altro lasciavano passare se non la sua voce. Sono impazzita per quella canzone dal primo istante; è stata come del nastro isolante, mi ha sigillato lì - potrei dipingere ogni dettaglio di quel momento. 
Prima memoria impressa degli ultimi 4 giorni di vacanza che nell'ultimo anno sono passati in totale spensieratezza.

Aprile - Maggio 2011, sono passati già 3 anni. Le Tasche Piene di Sassi - Jovanotti. Ferma ad una stazione del tram numero 9, a Milano, dalle parti di viale Sabotino, all'una di notte, faceva freddino, ma solo per colorarti di rosso le guance. Aspettando un sms come una ragazzina, cercando l'ispirazione per scrivere di Giovanni e Virginia, che sono certa son ancora lì, ad attendermi da qualche parte, mentre io recupero il coraggio, e mi libero dal  pregiudizio. 

Maggio 2011 - Boston. Adele. Visito l'università di Harvard, e mi sembra di sognare. E' una delle fasi più creative della mia vita. Ho i sensi amplificati, ricettiva al massimo. Quando mi spavento un po', di questo fremo. Ricordo ancora gli scoiattoli, i miei scoiattoli al parco.

Solo alcuni giri di valzer, mentre io ancora Giro e Vago, un po' cercando me stessa, un po' perdendomi, ormai con estrema cautela. Seconda settimana consecutiva negli Stati Uniti, quarta settimana nel 2014, seconda tappa del mio viaggio. 

Buona notte statua del Pinguino Giallo, ti vedo che mi fissi da quell'angolo.
Buona notte Cincinnati, città innevata.