Sono qui, ancora una volta, a pensare a te. Sempre più convinta del fatto che, questa fissa che mi accompagna da un po’, sia solo una conseguenza al tuo, egregio, modo di fuggire. Sì, perché avevi ragione tu, quando dicevi che entrare a far parte della mia vita, è come essere buttati dentro ad un frullatore, dalla quale lama, nessuno si salva. Quello di cui abbiamo parlato, sempre troppo poco invece, sei tu. Sì sì, tu, quello che aveva ragione.
Quello la cui vita, vista da fuori, sembra così perfetta che, per un po', credi di farne parte; quello che non ti fa entrare, se non in punta di piedi, per spiare da una porta che, probabilmente, non si aprirà mai. Ed io, ancora qui, a combattere un'altra, inutile battaglia. Perché? Non so. Forse per sbattere la testa sulla tua stronzaggine e, per fare i conti con la tua acutezza. Perché TU, confondi, e non rispondi alle mail, a quelle cacchio di email, che non si sa per quale motivo, abbiamo raramente ricominciato a scambiarci, ma che, sono proprio ciò che io stavo aspettando, per attaccarmi alla speranza, di non averti, completamente, perso. Appiccicata alla speranza di non aver distrutto, del tutto quel rapporto, che mi piaceva tanto, anche se io davo poco. Vivevo di ciò che mi davi tu. Mi hai alimentato e nutrito, per un anno e poi più.
Come quando mangi così tanto qualcosa che poi, ad un certo punto, ne sei disgustato. Il non voler sentire quel sapore fino a quando, il tuo corpo, non ne cancella il ricordo, allora succede: ti sembra di impazzire e lo rivuoi a tutti i costi, ma non c’è, non c'è più. Sei certo del fatto, che se potessi assaggiarlo ancora, comunque, non ti piacerebbe, ma tu, tu lo vuoi lo stesso. Sei come la nicotina. E meno fumo e meno mi disintossico, di te. Come dopo ogni caffè, il pensiero è fisso lì, su quella sigaretta che non stai fumando. Sai perchè? Perchè io, non voglio ancora smettere.