ti chiedono di scrivere un saggio sul regalo: fermati un attimo, rifletti. La prima cosa che ti verrà in mente sarà lei, Nicoletta, l'amica della tua amica, quella che mesi fa ti aveva chiesto di regalarle qualcosa. Il suo cadeau, sarebbe dovuto essere matrimoniale, una conferma d'amore - che è poi il primo presupposto di ogni regalo, e tu lì, chiamato a raccontarlo - una di quelle classiche richieste che potresti non evadere mai.
Ci concediamo loro, che, ambivalenti, ci aiutano a rendere terrene emozioni travestite con fiocchi, nastri che mettono alla prova.
Li incartiamo a volte in involucri impropri, in sorprese mal riuscite, il piombare a casa di qualcuno e desiderare di non averlo mai fatto.
Richiediamo attenzione e manovriamo, regoliamo il fuoco.
I regali fermano il tempo, sono come gli stargate, quando ne hai uno, sia tu il regalante o il regalato, tutto si ferma: un piede nel cerchio, varchi la soglia, tutto è immobile, e lui e lì, riluce ed aspetta solo te: scartami, URLA lui.
Tutto il frastuono di fuori scompare, c'è il dono.
Il rischio di aprire e non gradire, inizia un viaggio da cui difficilmente si può deviare. Toccarlo, sbirciare, curiosare ancora, ma solo un poco, far finta di sorridere - perchè si, lo fanno tutti - celare indifferenza, costretto lo stupore. PRONTI, PARTENZA, VIA. Tu ed il tuo fottutissimo pacchettino, che fin quando non è aperto rimane solo un trabocchetto, come le oasi, un'illusione.
chiavi in mano, vele issate, serbatoi pieni. tu e lui, soli, un tête à tête, meglio del peggior appuntamento al buio: buon viaggio.