26 February, 2012

brindisi del ritorno a casa.

A questa notte di presenze e assenze, a quando tutti ci sono e tu, un colmarsi di meraviglia s'impadronisce di te. All'assenza di un amore in una serata di ricordi, te, ormai il mio presente, tu sempre lì, che il mio cuore, ogni volta, un sussulto. A voi presenti, voi coloro delle quali ho sempre avuto un po' timore, di quella paura di non sentirsi parte, come essere arrivata tardi, amiche, mi fate sentire a casa lontana da casa, donne che grintose, ci siete.  A me, che ho più paura dei conosciuti che degli sconosciuti, che per tutti i qui citati potrei soffrire, ed io mi affido, e mi lascio andare, almeno un po'. A tutti i vostri genitori, senza i quali, quest'oggi, un brindisi non sarebbe a VOI . Cheers. Milano, 26 Febbraio 2012 - 00:36

17 February, 2012

dreams.

Ci sono giorni in cui credi di non essere più in grado, di sederti e scrivere; una sola frase sarebbe sufficiente, o una battuta scherzosa, o perché no, copiare qualcosa dal blog di qualcun altro, o solo, semplicemente, avere pensieri da esprimere. 
Tante volte seduto sul divano, pensi di iniziare, metterti lì e via, far uscire tutto: nulla, rimangono solo pensieri. Sogno di un sogno vivido e d'impellenza, di nuovo, non voglio dimenticare.


Il mio letto si trova su un soppalco in muratura, abbastanza alto da non essere soffocante, sufficientemente basso da non poterti alzare in piedi. Se ci si sdraia sul letto dalla parte della scala che porta lì su, si è nella parte "più aperta" del letto: dietro alla testa c'è un muro, ai piedi un bassissimo muretto che si affaccia sul resto del monolocale, sulla destra l'altra parte del letto e oltre essa una rientranza nel muro dove è istallato lo scaldabagno (e che io uso come ripostiglio per le valigie ed all'occorrenza come comodino). 
Quest'ultima è la mia parte del letto, dove c'è la tivù, le cui chiacchiere mi aiutano a dormire quando sono sola, dove appoggio tutti i miei oggetti, quelli personali, ed a volte, anche del cibo. Sì, a me capita anche di  mangiare a letto, e poi ancora sì, c'è un casino sulle lenzuola, briciole ovunque, ma a me piace.
Mi sdraio, chiudo gli occhi, ed entro nel mio sogno; non mi muovo però, rimango a casa, nel mio letto, sdraiata al mio posto.
È così che, nella notte tra il 14 ed il 15 febbraio, riapro gli occhi, mi giro e la vedo, scrosciante  dell'acqua dal muro: non cade a goccioline e nemmeno piove incessantemente. 
Scende dal soffitto, come se uscisse da un buco circolare, un cilindro di acqua che rumorosa cade giù, buca il soppalco di cemento ed io nella mia testa so che arriva in bagno, che è proprio lì sotto. Non mi tocca, neanche uno schizzo, e non perché il getto non sia forte, semplicemente non mi sfiora. Continuo a guardare sdraiata nel letto, prendo atto della situazione, ma non mi alzo; poco dopo mi siedo, non scendo, e mi affaccio dal muretto basso ai miei piedi: da lì vedo il resto di casa.
Sporta dall'alto mi rendo conto che il soppalco è molto più alto di quanto ricordassi ma soprattutto realizzo che in casa c'è la mia mamma, anch'ella affacciata, dalla finestra del piano di sotto, lei che nella realtà vive in un'altra città, che mi guarda e con una totale nonchalance mi dice: "Mi zuccheri il thè?"


Ma quale thè, ma non la senti, quest'acqua quanto fa rumore??? È forte.


In ufficio.
Al mio posto, stessi colleghi, forse l'ufficio mi sembra un po' più vuoto. Ci sono due regali, uno sopra la scrivania, l'altro sotto di essa; ci sono anche due gatti, i due gatti della mia vita, uno nella realtà morto, è stato il mio gatto per  tanti anni, l'altro è mio "attuale" gatto, Romeo. Sebastian sulla destra, Romeo sulla sinistra, sono fermi, ma vivi, ne sono certa. 
Mi sorprendo di quanto sono quieti.
Ai miei piedi c'è una gabbia, nera opaca con la griglia per guardarci dentro, tipica delle gabbie per animali. Tiro fuori il cucciolo rinchiuso lì dentro, un cane nero e piccolo, che si rivela subito feroce, lo so perché sta ringhiando. Mi accorgo che non c'è solo un cane, sono tre in tutto, identici tra loro; gli altri due, io, non li tiro fuori - richiudo nella gabbia anche il primo cane che avevo tirato fuori e chiedo che vengano portati via, io, non li voglio.
Mi concentro sul secondo regalo, una pochette da bagno, di quelle in tela colorata, il cui coperchio è chiuso da una cerniera che ne fa aprire la parte superiore verso l'alto. Noto che il contenuto al suo interno si muove ed io non voglio metterci le mani dentro, non mi piace.
Chiedo ad un mio collega di aprire il contenitore, e lui li tira fuori: due piccoli dinosauri, verdi e con la coda, di quelli che se li vedessi penserei essere erbivori. Ed invece, NO! o forse si, fatto sta che uno, anche se uguale all'altro ha in più un guscio da tartaruga addosso, più o meno come quelli delle tartarughe ninja. 
Questi due animali, iniziano ad azzannare qualunque oggetto sulle scrivanie nell'ufficio dove lavoro, non le persone, solo oggetti, come penne, telefoni, bottigliette d'acqua. Ne guardo solo uno ma so che anche l'altro sta facendo lo stesso. 
Il mio sogno finisce, e nello stesso giorno del mio risveglio, scopro che la mia guida è Nettuno-Poseidone, ma questa, è tutta un'altra storia.