30 April, 2013

African Disconnection.

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http://www.youtube.com/watch?v=rH9ysilcDjA



Rientrando ieri da due settimane alienanti oggi c'è ancora molta confusione, c'è l'essere un po' spaesati. Continuo a riguardare le foto dei giorni passati, cercando di capire cosa portare dietro, cosa raccontare, cosa tenere per me. 

Conserverò di certo la quiete che mi ha trasmesso quel luogo, la possibilità di rallentare tutto un po' di più, il non dover affogare in una frenesia ingiustificata. 

Terrò per me quel po' di sano distacco, ma solo finchè riuscirò a trattenerlo.

Ricorderò la musica nelle orecchie, nei momenti in cui non potevo ascoltarla, e tutte le volte in cui l'ho desiderata. Melodia che adesso rievoca i sorrisi, le lacrime, gli odori e le puzze, lo scuro di pelli sporche di terra, ambrate di sole: tutto quel sole e quella luce pazzesca.

Le corde pizzicate di una kora, note delicate in un pranzo, ed il guardarsi intorno, senza capire, mentre il cibo, gustato con sconosciuti amici attira le scimmie. I sentieri, le termiti ed ancora, tutto quel sole, ma intorno il letto di un fiume in piena, le mangrovie e la pace, il silenzio, una conchiglia, un dono, un indovino che falso o vero legge le mani, e la voglia di sedersi con lui, le linee che si susseguono sui palmi, la curiosità ed i bisbigli, e tutti lì intorno.

I piedi che volano e come bambini inseguono i granchi, che minuscoli, corrono ai ripari, sull'argine di un fiume di sabbia grigia e tutti quei buchi, le loro case. Unico movimento in un sabato pomeriggio vissuto così, guardandosi attorno, con la sola consapevolezza di essere in un posto speciale.

Porterò dietro, il primo lato della medaglia, quello splendente, ripulito durante un viaggio scomodo, di notte, quando non prendi sonno, ed avresti solo bisogno di respirare, di fermarti un attimo appena scesa da quell'aereo. Invece corri via, un passo dopo l'altro, vieni lanciato di nuovo nella frenesia, ti senti a disagio, ed avresti solo bisogno di qualcuno alla tua stessa velocità, che in quel momento non c'é.

Rimarrà indietro l'ovvio, la povertà ed il degrado, la sporcizia ed i più piccoli che corrono a piedi scalzi.

Su ogni segno, impregnando lo spartito di emozioni, segreti, incomprensioni, difficoltà, abbassando le palpebre per incollare come lacca sui capelli ogni momento, prima che arrivi domani, quando ogni istante sarà più opaco.
Fotografando personalmente ciò che è stato, e quello che avremmo desiderato, ripercorrendo un viaggio in un luogo pieno di contraddizioni, di cui nulla è da dimenticare, sigillando ogni passo in questi soli sei minuti.
Piano piano, chiudi gli occhi.