chiaramente qui, con lo stomaco che brontola, perché se non mangi, poi, hai fame.
certamente con la testa un po' alcoolica, con le gambe che formicolano e pesano, e quel viso che sì, è bello, ma a volte, se lo trucchi, è meglio; non hai voglia di artifici, senti il capo un po' leggero, leggero. Perché non capita sempre, ma, alcune intuizioni, sono proprio quelle giuste, come le persone, come le prime pagine. Come questa qui.
PRIMA NOTTE. 19.04.2011, h 02:56 (forse.)
"...Fu creato forse allo scopo di rimanere vicino al tuo cuore, sia pure per un attimo?...".
(Ivan S. Turgenev).
Era una notte incantevole, una di quelle notti che ci sono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo così potessero vivere uomini irascibili ed irosi. Gentile lettore, anche questa è una domanda proprio da giovani, molto da giovani, ma che il Signore la ispiri più spesso all'anima!... Parlando di vari signori irascibili ed irosi, non posso non ricordare il mio comportamento durante tutto quel giorno. Fin dal mattino un'improvvisa angoscia cominciò a tormentarmi. Ad un tratto ebbi l'impressione che tutti volessero abbandonarmi e allontanarsi da me.
.....................................
Stasera di certo, torni a casa, e fai finta di non buttare un po' l'occhio su quel libro, che la prima pagina non la ha più, anzi la ha, ma non lì, da un'altra parte, nella tua testa forse, ancora una volta. Muta forma. Guardavi quel libro e raccontavi una storia, lo osserverai stasera e ne avrai un'altra. Una a pennello, calzante, ad hoc, una bella. Una che dici: porca miseria, ma non ne potevi tirare fuori un altro?
Finestre di musica, di poche luci, finestre dove c'è anche carla bruni. e poi? poi, accenti diversi, mondi separati, poi che meraviglia. colpita da una naturalezza fatta di piedi nudi, che, anche se freddi, tu, non li copri. piedi che ti rappresentano, in un luogo che è tuo, tuo intimo, che prossemica è farci entrare qualcuno, quando venticinque metri quadri sono meno di 45 centimetri. Un momento non ci pensi, e poi, dopo, ha valore. già sapevi di sorprenderti, per le cose piccine, per quelle che gli altri non osservano, come quando scovi un quadrifoglio, sei un po' più felice, poi se vuoi, puoi anche non dargli peso, comunque, è innegabile, sei un po' più felice.
Oggi alla prossemica non è che ci pensi e basta, ci rifletti proprio su - come poi sulla mimica facciale, che non è così chiara per tutti. TU dici che, se non ti si capisce, quando non parli, bè, allora non va.
E sei di sicuro uno da spazio sociale, a te salva quel metro di aria vitale.
Ieri al ginocchio - meglio che al garrese - tra 0 e 45 centimetri; qui sotto dicono che è intimo.
Se un tavolo è più largo di un metro, passate esattamente due settimane, ieri eri in uno spazio intimo.
E capisci che altezza è uguale a mezza bellezza, ma, non è che si può saltare a piè pari lo spazio personale. Tanto fai come TE pare.
Ricapitola: se ti avvicini di più, ti vedono meglio anche il viso, quindi, puoi solo mentire di meno.
E hai un profumo di sapone nel naso, che lo hai detto, perché è vero, che è buono, che è così lì che non te lo aspetti, ed eccolo, ti colpisce di nuovo, come una piuma su-su-su! che ti solletica le narici.
alla fine vai a letto, e lo dici di nuovo, hai le gote più rosa.
19 April, 2011
05 April, 2011
pride comma.
Per non dimenticare mai, nulla. Nessun sapore, parola, momento o sensazione, nessuno dei minuti che trascorsi ieri, ormai oggi, sono solo passato; bello ricordare un tipo alto con una giacca, di renna marrone, lui che, minuscolo, a quell'età, poi ti scrive "sono fiero", e tu sorridi, perché non si può non comprendere.
Questo oggi è limpido, ed io ho voglia di parole nuove, ho voglia di conoscerne tantissime e di descrivere tutto. Sorrido perché mi sono lasciata sorprendere e poi ho raccolto un tulipano.
Proprio ora penso alla fierezza, è un concetto interessante; per definizione è consapevolezza del proprio valore, della propria dignità, è una qualità che si attribuisce a chi, od a ciò, che suscita rispetto. È sinonimo di orgoglio.
Sono fiero, è forte; lo leggi scritto in un sms e diventano due paroline giganti, e ti chiedi come abbiano fatto a rientrare in quei pochi 160 caratteri, come è possibile che non si siano naturalmente trasformate in un'insegna luminosa. Poi pensi a quel fastidioso ragazzino che le ha scritte, e gli dai ragione, perché lui, in fondo, ma non troppo, è uno parecchio fiero, e non è nemmeno così ragazzino, però fastidioso un po' sì, ma solo a volte, quando sa che ha ragione, e tu non gliela vuoi dare, perché ti affatica, perché ti devi spiegare, perché se parli, poi, lui, ti ascolta. Così adesso mi ricredo, mi allontano dal pregiudizio, mi sento fiera anche io questa mattina, fiera di me, perché sono stata proprio brava, e, finalmente, di nuovo, scrivo, e pubblico, ma solo dopo aver controllato queste maledette virgole, perché poi sennò chi se lo sente, ti dice che le virgole servono, per il lettore.
E per rileggere tutto mi tocca anche iniziare a respirare e qualcuna comunque io non ce la metto, non mi va, perché altrimenti, poi, diventi peggio di un corso di yoga.
Questo oggi è limpido, ed io ho voglia di parole nuove, ho voglia di conoscerne tantissime e di descrivere tutto. Sorrido perché mi sono lasciata sorprendere e poi ho raccolto un tulipano.
Proprio ora penso alla fierezza, è un concetto interessante; per definizione è consapevolezza del proprio valore, della propria dignità, è una qualità che si attribuisce a chi, od a ciò, che suscita rispetto. È sinonimo di orgoglio.
Sono fiero, è forte; lo leggi scritto in un sms e diventano due paroline giganti, e ti chiedi come abbiano fatto a rientrare in quei pochi 160 caratteri, come è possibile che non si siano naturalmente trasformate in un'insegna luminosa. Poi pensi a quel fastidioso ragazzino che le ha scritte, e gli dai ragione, perché lui, in fondo, ma non troppo, è uno parecchio fiero, e non è nemmeno così ragazzino, però fastidioso un po' sì, ma solo a volte, quando sa che ha ragione, e tu non gliela vuoi dare, perché ti affatica, perché ti devi spiegare, perché se parli, poi, lui, ti ascolta. Così adesso mi ricredo, mi allontano dal pregiudizio, mi sento fiera anche io questa mattina, fiera di me, perché sono stata proprio brava, e, finalmente, di nuovo, scrivo, e pubblico, ma solo dopo aver controllato queste maledette virgole, perché poi sennò chi se lo sente, ti dice che le virgole servono, per il lettore.
E per rileggere tutto mi tocca anche iniziare a respirare e qualcuna comunque io non ce la metto, non mi va, perché altrimenti, poi, diventi peggio di un corso di yoga.
24th march, 2011 | Tendo a te, tu vibri.
Mi guardo dall'esterno e riesco a ridere di me.
Goffa e spaventata da una costanza di bugie, ancora a raccontarmi storie che non esistono, tutto per aderire alla mia realtà, ad ogni costo.
È una lotta estenuante, è convincermi ogni giorno di quanti angeli rosa sorvolino il mio cielo. Sono cuffie nelle orecchie in una piazza da tivù. E' alienazione.
È guardarti negli occhi e non voler ammettere fantasia.
Essere tesa e sentire la pressione abbassarsi e dare la colpa a quella sigaretta che stiamo fumando, quella che faccio finta di non desiderare e che invece fumerei due volte.
È la leggerezza ed è anche lo stupore, ti invadono, quando dallo stomaco viene vomitato sul foglio ogni accadimento. Ieri non succedeva, ieri le parole erano legate insieme con un solo scopo: impressionare.
È alzare lo sguardo per cercare gli occhi di qualcuno ed avere timore di incontrare i tuoi, e cercarli, ancora. Voglia di attimi solo pieni e di un naso alla vaniglia. È una "roba" di fiducia: mi fido, senza motivo.
Immobile su questo foglio, tutto questo proprio non ci vuole stare.
È molto semplice e faticoso, tu vibri, e mi ispiri, e poi mi blocchi.
Eh sì, mi ispiri e se non ti sblocco non scrivo, quindi, eccoci qui.
Mi hai fatto venire voglia di prendere uno zaino, riempirlo di momenti, emozioni e dolore e di mettertelo in spalla. Non ho idea del perché, solo mi è chiaro, non ti posso ingannare, e, la cosa, mi infastidisce, ma raccolgo la sfida, perchè in fondo, da morire, mi affascina.
Se potessi fermarti lo farei.
Tendo a te, tu vibri.
Goffa e spaventata da una costanza di bugie, ancora a raccontarmi storie che non esistono, tutto per aderire alla mia realtà, ad ogni costo.
È una lotta estenuante, è convincermi ogni giorno di quanti angeli rosa sorvolino il mio cielo. Sono cuffie nelle orecchie in una piazza da tivù. E' alienazione.
È guardarti negli occhi e non voler ammettere fantasia.
Essere tesa e sentire la pressione abbassarsi e dare la colpa a quella sigaretta che stiamo fumando, quella che faccio finta di non desiderare e che invece fumerei due volte.
È la leggerezza ed è anche lo stupore, ti invadono, quando dallo stomaco viene vomitato sul foglio ogni accadimento. Ieri non succedeva, ieri le parole erano legate insieme con un solo scopo: impressionare.
È alzare lo sguardo per cercare gli occhi di qualcuno ed avere timore di incontrare i tuoi, e cercarli, ancora. Voglia di attimi solo pieni e di un naso alla vaniglia. È una "roba" di fiducia: mi fido, senza motivo.
Immobile su questo foglio, tutto questo proprio non ci vuole stare.
È molto semplice e faticoso, tu vibri, e mi ispiri, e poi mi blocchi.
Eh sì, mi ispiri e se non ti sblocco non scrivo, quindi, eccoci qui.
Mi hai fatto venire voglia di prendere uno zaino, riempirlo di momenti, emozioni e dolore e di mettertelo in spalla. Non ho idea del perché, solo mi è chiaro, non ti posso ingannare, e, la cosa, mi infastidisce, ma raccolgo la sfida, perchè in fondo, da morire, mi affascina.
Se potessi fermarti lo farei.
Tendo a te, tu vibri.
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