06 May, 2011

molletta e bottone.

Non pensarci proprio, bottone sono io, tu sei molletta. bottone torna a casa ieri vittorioso, perché, anche se, suo malgrado, si è staccato dalla giacca, capitombolando, finendo prima per terra e poi arrampicandosi faticosamente sul tavolo, completamente spaesato, un bottone senza una giacca, come un pesce fuor d'acqua, ma peggio, perché bottone, senza casa sopravvive, e si deve adattare, bé, bottone, si è lanciato, ed è corso, a piccoli passi, dentro ad una tasca, ma non una qualunque, una un po' grande, una accogliente, che dentro sembra ci sia - sempre che esista - un rivestimento di flanella ultra-leggerissima. Bottone, molletta l'aveva già vista, ma, un bottone ed una molletta insieme, nella stessa tasca, si incontrano, e si scrutano, e sì, si parlano, solo forse, si capiscono. Molletta squittisce, bottone borbotta.
È difficile, bottone, è uno da giubba, non uno di quei milioni di bottoncini con quattro buchi, non è uno che si spezza. Lui, ha un unico foro, o lo centri, o no, non c'è margine di errore, o ti ci trovi o non ti parla. Molletta è delicata, e gentile. E, ad un certo punto, arriva un qualcosa che sembra una  richiesta di aiuto, che in questo caso non si può dire ma se fossero persone, metaforicamente, si sbottonerebbero, no, non per togliersi i pantaloni, insomma, arriva un momento, in cui, bottone si sbilancia, anzi, si lascia un po' andare, ma non per scelta, piuttosto per necessità, e molletta, acuta, e di nuovo, gentile, comprende, e succede, succede che si incastrano, in una forma nuova,  perché è molletta, che abbraccia bottone, e bottone, che di solito contiene, che adesso riempie, e si lascia andare, e tutto si congela, ma non fa freddo, fa che questa strana costruzione è naturale, ed assurda, è incredibile; i baci delle nonne sulla fronte. ed è magia.



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