23 August, 2010

filippo facci - la costruzione di un amore.

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Tu sei uno stress, metti ansia, rendi infelici le persone, sei destinata al ruolo di eterna amante per uomini che al dunque ti mentiranno sempre, uomini che avranno la segreteria spenta e ripescheranno qualsiasi deficiente piuttosto che prendersi in casa proprio una come te. Tu sei l'ambivalente, la donna che vive il momento, che mi costringe a concentrarmi nè sul passato nè sul futuro ma sul presente, sull'oggi, sei la finta intelligente che in realtà non pensa ma si limita a reagire sempre, ogni volta, e tanto più lo fai velocemente e disordinatamente e tanto più ti crederai intelligente mentre invece sarai solo reattiva, iperdifesa, a tratti autentica malata mentale, condannata a vita ad essere solo il frutto bacato della tua biografia. Se lì, rincoglionita di televisione e di brandelli di finte vite altrui, canovacci improbabili , copioni la cui ombra t'insegue fino a fartela confondere con la vita vera: ogni volta mi fissi e nel tuo sguardo io leggo un'impietosa misura del mio presente, qualcosa che ogni volta soppesa l'istante che sto vivendo e che mi lascia impreparato: magari ero tranquillo a leggermi un libro o ad ascoltare musica ma ecco, mi ti piazzi davanti come per dire: guardami, mi stai guardando? Ed è uno stress, è un qualcosa che da una parte mi costringe a sorvegliare la qualità della mia vita, sì, ma dall'altra è come se me la fotografassero continuamente con una Polaroid: non c'è il tempo di sviluppo, ci sei tu che guardi l'istantanea e che giudichi, ovviamente reagisci. Tu cerchi un animatore turistico, non un uomo. Non stai mai bene, trasmetti inquietudine, quel tuo sguardo genere 'rendimi felice' è il mio incubo. Il presente di per se non lo reggi: sei sempre lì che scrivi, che ti astrai dal vero, che progetti, il futuro per te è solo un'immaginazione fantasticata e il presente ti pare sempre troppo squallido e privo di colori. Passi le giornate a ricercare indizi e tracce di suggestioni irreali, pezzi di film e telefilm che s'affaccino nella tua vita di provincia, e resti un'istintiva, una sensuale che non elabora: io ti ho amata perché mi sembravi l'unica capace di non accarezzare il mio grigio spiritualismo, l'unica in grado di rifilarmi dei robusti calci nel culo per spingermi fuori di casa e per farmi capire che la vita è troppo bella per passarla tutta in compagnia del mio Macintosh, ma mi hai rotto, mi hai veramente rotto.

Ogni tua suggestione si dissolve sempre più in fretta e io dovrei star lì ogni volta a sostituirla; ogni noia ed apatia per te è solo un segno di presagio, un segno del destino, e comunque te l'ho detto, metti ansia, non ci si può fidare, ogni volta che esci e richiudi la porta non ci sei effettivamente più, sparisci, sei davvero altrove, il mio animo smette di sentirti. So che potresti anche non tornare più, ti basterebbe incontrare un presente migliore del tuo e del nostro, ti basterebbe mezz'ora perché sotto sotto sei fragile e bambina, cerchi il padre ma posso aspettarmi che poi cercherai il ragazzino per scappare dal padre, sei l'ambivalente, solita storia, mi vuoi se non mi hai, se mi hai non mi vuoi più. E allora preferisco anticiparti. Ti rimpiangerò perchè tu sei anche la donna che piace e che non stufa mai, perché sfuggi sempre, rompi le palle, non tolleri che io mi rinchiuda nelle mie stanze narcisistiche, se mi vedi meditabondo pensi subito che io stia pensando qualcosa contro di te, rifuggi le mie melasse cerebrali e ogni tre minuti ti guardi dall'alto come a dirti: che ci faccio qui, è questa la mia vita? Tu sei così , reattiva, sprovvista di vera consapevolezza, poco lucida: ed è ciò che essenzialmente piace di te, perché è una cosa che si avverte, soprattutto a letto, scopi bene perchè per te è un modo di comunicare. Ma io sono stanco, questa sera voglio sentirmi libero di pensare alla verifica del governo Berlusconi senza doverti per forza saltare addosso, senza dover rientrare nella media dei coiti settimanali, sotto la tua sensibilissima soglia di allarme sessuale. Sono stanco, voi donne non pensate che a quello.

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