Eccolo, è passato, il primo giorno a Cincinnati, dove si sono radunati tutti i veri ed ultimi cowboys – uno di questi, con degli enormi occhi blu, è proprio seduto vicino a me, ed ha appena detto qualcosa parlando di un cappuccino al mango… ho provato a spiegargli che, se conosci il cappuccino, quello al mango non è un’opzione – Greg, ride.
Come è? E’ diverso.
Dell’Ohio però, parliamo tra un po’, prima viene Boston, e l’ultimo giorno trascorso lì.
Terzo ed ultimo giorno nella città dei Red Sox, significativo. Nonostante gli orari, ancora non mi abituo, più di tutto ti colpiscono le persone. Non è che qui ti salutano e basta, la gentilezza è comune, sembrano tutti interessati a te, a sapere chi sei, da dove vieni, come stai, come ti trovi, anche se solo per cinque minuti, basta il tempo di un caffè. Sii pur certo che chiunque ti saluterà e chiederà di te.
Red Sox, Charlestown, Harvard e Cincinnati: queste le mie ultime 48 ore.
Red Sox, Fenwey Park: non so come descriverlo, del baseball so solo che, tutti, ma proprio tutti, corrono, e tanto!, so che giocano solo da un lato del campo, e che, anche questo, è uno sport per tutti, i biglietti partono da 12$. I cheeseburger, sono veri, senza nessun tipo di raffinatezza, le cipolle, in questi panini, urlano.
Harvard. Ecco, wow wow wow. H. è un posto assurdo, bello, tutto è quieto, è verde, ma anche urbano, affascinante, un po’ storico, con le case studentesche ed i grandi stemmi, i viali alberati e mini shops ovunque; è più piccolo il campus, così come l’edificio principale: non sono imponenti come immaginavo, questo credo sia un bene. Per non farci mancare nulla, con i miei amici australiani, siamo rimasti chiusi nel cortile del campus. E’ un bel posto all'interno del quale rimanere bloccati.
Charlestown. Questa è la parte di Boston vicina a North End, dicono sia il quartiere italiano, quindi, non l’ho visitato. Charlestown, rigorosamente sul mare, è disseminata di bandiere americane, ci fai caso per forza, e coccarde e fiocchi e ribbons, chiamateli come volete, fuori ogni porta – qui, sono patriottici, ma tanto. C’è un enorme ed inquietante obelisco, monumento a memoria della Rivoluzione Americana. C’è ancora un uomo, che ogni ora, come fosse successo ieri, all’interno del monumento, ti racconta “accorato” quella storia, perché bisogna ricordare: all’inizio mi ha infastidito, poi, l'ho apprezzato, perché, per essere così, devi credere in qualcosa, giusto o sbagliato che sia. Qui, non si paga il biglietto all'ingresso.
cincinnati, mason, questa è l'america. sono tutti un po' cowboy, seconda tappa raggiunta.
Ora di dormire, 04:14 lì, 22:16 qui.
See you soon.
No comments:
Post a Comment