alcune cose, allora, saranno più piccine, ed un po' più nascoste.
Se dovessi, questa mattina, raccontarvi cosa si sente, dovrei procedere per metafore.
Nel naso, zucchero a velo, del sapone, quell'odore fruttato ed un po' agrodolce dei fiori bianchi nelle siepi, quelli che tutti chiamano gelsomino, ma gelsomino vero non è, che tu cammini per strada e ti ci vorresti tuffare dentro, prendendo la rincorsa verso quelle siepi, inciamparci sopra, e ridere, ridere proprio sguaiata. Un aroma che, in tram, questa mattina, circospetta, mi guardavo intorno, a cercar di capire dove fosse la fragranza, che pensavo fosse lì.
Non l'ho trovata, ho scoperto, era dentro: ti si posiziona proprio in alto, all'inizio di quello che secondo me, visto da fuori, è il setto nasale, e come una valvolina, appoggiato, quest'odore, ti spruzzetta, chhh-chhh, chhh-chhh, e ti inebria tutto il naso, così ti ci immergi, ed al naso, non ci pensi più.
Non l'ho trovata, ho scoperto, era dentro: ti si posiziona proprio in alto, all'inizio di quello che secondo me, visto da fuori, è il setto nasale, e come una valvolina, appoggiato, quest'odore, ti spruzzetta, chhh-chhh, chhh-chhh, e ti inebria tutto il naso, così ti ci immergi, ed al naso, non ci pensi più.
Negli occhi, ci sono "scappate" di sguardi da un punto all'altro, su una testa, su un oggetto, sulla mucca blu che è qui, sulla scrivania di fronte, ci sono gli occhi fuori dalla finestra, immersi nel sole, e sì, confessiamolo, ci sono anche gli occhi sul poster del modello appeso sul muro, perché anche questi, vogliono la loro parte.
Sono occhi furbi, che un po' ammiccano, un po' ridono, e quando lo fanno, più sottili, si avvicinano agli zigomi ed arrivano a quel punto, più che occhi son la faccia, occhi che ti determinano, e si muovono, tantissimo.
Sono occhi furbi, che un po' ammiccano, un po' ridono, e quando lo fanno, più sottili, si avvicinano agli zigomi ed arrivano a quel punto, più che occhi son la faccia, occhi che ti determinano, e si muovono, tantissimo.
Nelle mani c'è una gestualità imbarazzata, mani impaurite, che un po' si stringono tra loro, per spiegarsi che è vero, che questo corpo è carne, mani che si fanno a pugnetti fin quando non senti un po' di dolore, e sei sveglio. Braccia che terminano con esse, mani che scrivono, mani che sanno parlare, mani che temporeggiano, c'è la testa.
C'è lei, perché ieri non riuscivi a prendere sonno, la senti, ed un po', per colpa di quella valvolina, è frizzante, perché in fondo, andrà tutto bene, e quella, testaccia presuntuosa, già sa, che ci son cose, che non si può perderle, che il tuo stomaco si sposta nella tua scatola cranica, ed il cervello, un po', si riposa.
C'è la voglia, quella assurda, di aprire gli occhi, la mattina o anche il pomeriggio (o anche quando giochi a nascondino dopo aver finito di contare) ma comunque, non per svegliarsi insieme. Voglia di sbirciare, quando vuoi continuare a dormire, e cercare di capire chi sei, e non averne la minima idea, e non volerti destare, e sei lì, e se dormo, lo so che poi mi sveglio e ti ritrovo, o almeno, sono certa, trovo un biglietto, che anche se sarà sgrammaticato, ed oltre la comprensione, ci sarà di sicuro, almeno, scritto: ciao.
C'è una bocca, c'è voglia di baci, che è una voglia che si può anche masticare, una voglia tutta femminile, e mentre la scrivo sorrido, perché non so ancora, se gli uomini possono comprenderla, é come se ti mordessi le labbra, per trattenerla, è un sapore dolce in viso, dove tutto, formicola.
C'è una bocca, c'è voglia di baci, che è una voglia che si può anche masticare, una voglia tutta femminile, e mentre la scrivo sorrido, perché non so ancora, se gli uomini possono comprenderla, é come se ti mordessi le labbra, per trattenerla, è un sapore dolce in viso, dove tutto, formicola.
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