23 August, 2010
26 aprile 2010. Milano. h.21.24
filippo facci - la costruzione di un amore.
Tu sei uno stress, metti ansia, rendi infelici le persone, sei destinata al ruolo di eterna amante per uomini che al dunque ti mentiranno sempre, uomini che avranno la segreteria spenta e ripescheranno qualsiasi deficiente piuttosto che prendersi in casa proprio una come te. Tu sei l'ambivalente, la donna che vive il momento, che mi costringe a concentrarmi nè sul passato nè sul futuro ma sul presente, sull'oggi, sei la finta intelligente che in realtà non pensa ma si limita a reagire sempre, ogni volta, e tanto più lo fai velocemente e disordinatamente e tanto più ti crederai intelligente mentre invece sarai solo reattiva, iperdifesa, a tratti autentica malata mentale, condannata a vita ad essere solo il frutto bacato della tua biografia. Se lì, rincoglionita di televisione e di brandelli di finte vite altrui, canovacci improbabili , copioni la cui ombra t'insegue fino a fartela confondere con la vita vera: ogni volta mi fissi e nel tuo sguardo io leggo un'impietosa misura del mio presente, qualcosa che ogni volta soppesa l'istante che sto vivendo e che mi lascia impreparato: magari ero tranquillo a leggermi un libro o ad ascoltare musica ma ecco, mi ti piazzi davanti come per dire: guardami, mi stai guardando? Ed è uno stress, è un qualcosa che da una parte mi costringe a sorvegliare la qualità della mia vita, sì, ma dall'altra è come se me la fotografassero continuamente con una Polaroid: non c'è il tempo di sviluppo, ci sei tu che guardi l'istantanea e che giudichi, ovviamente reagisci. Tu cerchi un animatore turistico, non un uomo. Non stai mai bene, trasmetti inquietudine, quel tuo sguardo genere 'rendimi felice' è il mio incubo. Il presente di per se non lo reggi: sei sempre lì che scrivi, che ti astrai dal vero, che progetti, il futuro per te è solo un'immaginazione fantasticata e il presente ti pare sempre troppo squallido e privo di colori. Passi le giornate a ricercare indizi e tracce di suggestioni irreali, pezzi di film e telefilm che s'affaccino nella tua vita di provincia, e resti un'istintiva, una sensuale che non elabora: io ti ho amata perché mi sembravi l'unica capace di non accarezzare il mio grigio spiritualismo, l'unica in grado di rifilarmi dei robusti calci nel culo per spingermi fuori di casa e per farmi capire che la vita è troppo bella per passarla tutta in compagnia del mio Macintosh, ma mi hai rotto, mi hai veramente rotto.
Ogni tua suggestione si dissolve sempre più in fretta e io dovrei star lì ogni volta a sostituirla; ogni noia ed apatia per te è solo un segno di presagio, un segno del destino, e comunque te l'ho detto, metti ansia, non ci si può fidare, ogni volta che esci e richiudi la porta non ci sei effettivamente più, sparisci, sei davvero altrove, il mio animo smette di sentirti. So che potresti anche non tornare più, ti basterebbe incontrare un presente migliore del tuo e del nostro, ti basterebbe mezz'ora perché sotto sotto sei fragile e bambina, cerchi il padre ma posso aspettarmi che poi cercherai il ragazzino per scappare dal padre, sei l'ambivalente, solita storia, mi vuoi se non mi hai, se mi hai non mi vuoi più. E allora preferisco anticiparti. Ti rimpiangerò perchè tu sei anche la donna che piace e che non stufa mai, perché sfuggi sempre, rompi le palle, non tolleri che io mi rinchiuda nelle mie stanze narcisistiche, se mi vedi meditabondo pensi subito che io stia pensando qualcosa contro di te, rifuggi le mie melasse cerebrali e ogni tre minuti ti guardi dall'alto come a dirti: che ci faccio qui, è questa la mia vita? Tu sei così , reattiva, sprovvista di vera consapevolezza, poco lucida: ed è ciò che essenzialmente piace di te, perché è una cosa che si avverte, soprattutto a letto, scopi bene perchè per te è un modo di comunicare. Ma io sono stanco, questa sera voglio sentirmi libero di pensare alla verifica del governo Berlusconi senza doverti per forza saltare addosso, senza dover rientrare nella media dei coiti settimanali, sotto la tua sensibilissima soglia di allarme sessuale. Sono stanco, voi donne non pensate che a quello.
22 August, 2010
stato di necessità.
14 August, 2010
2nd tico week.

06 August, 2010
costa rica - day 1, day 2.
Così poi non vi dovrò raccontare tutto, i momenti rimangono più vivi se fissati velocemente.
COSTA RICA TRAVEL'S DIARY
3 agosto 2010 - 15:02
L'aereo per Madrid sta per decollare. Questo viaggio ha ufficialmente inizio.
Day 1 | Flight to Madrid - 16:36
Il volo IB3679 è partito in ritardo. Credo che arriveremo circa con 30 minuti di delay. Iniziamo subito! Incredibilmente sono già riuscita a non perdere il volo anche se hanno provato a confondermi con un repentino cambio di gate. L'aereo è più comodo di come me lo immaginavo. La tipa dietro di me ha deciso di sdraiarsi a tal punto che ogni tanto mi ritrovo il suo piedaccio sotto il bracciolo: tra poco glielo taglio! eheh.
Non avevo mai preso l'aereo con le lenti a contatto. Le ho dovute togliere subito dopo il decollo, mi veniva troppo da vomitare. Mi viene tutt'ora. Magari le lenti non sono le responsabili di questo malessere ma nel dubbio non le ho più.
Il tipo seduto qui vicino a me ha dei polpacci enormi ma sembra una persona simpatica. Nella fila davanti invece ci sono sei scimmie urlatrici.
Il tempo è bello, ecco, ecco che di nuovo compare quel piede dietro il mio bracciolo.
Sono molto molto emozionata, sarà un fantastico viaggio. Quando tornerò questi appunti profumeranno di Costa Rica e di Sole.
Day 1 | Madrid / Plaza del Carmen - 20:50
Seduta ad un tavolino, ho appena ordinato un bocadillo con tortilla espanola. Questa piazza si trova dietro la Gran Vìa, è un posto molto carino. Credo sia per la stanchezza, mi gira un po' la testa. Il pellegrinaggio è definitivamente iniziato, non me ne rendo ancora conto. Essere qui in un bar, sola e rilassata è una cosa che un anno fa non avrei mai fatto. Come ci è stato ampiamente dimostrato siamo esseri mutevoli, mutevolissimi.
Dall'altro lato della strada ci sono due ragazzi su una panchina che si baciano, sembrano molto innamorati. C'è anche un ponte qui, un ponte basso, al centro della piazza; ci sono anche alcuni alberi. Sembra un piccolo parco. E' una bella piazza, una posto tranquillo.
Day 2 | San Josè – 14:25 (Roma 22:25)
E’ appena iniziato a piovere. Sono a casa con Daniel, un coinquilino di Francesco, e la sua fidanzata spagnola che però non ho ancora capito come si chiama – sono molto simpatici. Insieme sono stati in giro per il mondo, è piacevole parlare con loro.
Ieri sono arrivata in aereoporto a Madrid - alle 8:30 di mattina, subito al check in e poi al gate. Ho conosciuto delle persone già in fila per salire sull’aereo, molte di loro erano in stand by. In aereo seduta vicino a me c’era una ragazza dell’Honduras – devo scoprire dove si trova, credo sia qui vicino ma non so di preciso dove.
Il viaggio è stato decisamente lungo. 11 ore durante le quali altro non ho fatto che mangiare, guardare film, mangiare, guardare film, ancora mangiare e di nuovo film. Non mi sono addormentata neanche per un secondo…
A due ore dalla fine del volo il mio unico desiderio era scendere dall’aereo. Non so se ne siete già al corrente ma l’aereoporto di San Josè ha il nastro trasporta valigie più lento della storia. Ci hanno messo più di 1 ora a farle comparire tutte – senza parlare poi di quanto poteva impiegare una valigia a fare il giro completo del nastro eheh. Mentre aspettavo il mio bagaglio, il tipo della dogana praticamente è diventato il mio migliore amico!
Sono uscita dall’aereoporto che ormai erano le 16:10. Ad aspettarmi fuori – come nei migliori film – c’era qualcuno.
E’ stato bello vedere Fra: ci siamo visti dal vetro, poi ci siamo sorrisi, avvicinati ed abbracciati. E’ stato proprio il saluto che ti immagini quando vai trovare qualcuno a cui vuoi molto bene. E’ stato emozionante, ero felice.
Dall’aereoporto ci siamo mossi in autobus; l’aereoporto dista dalla città circa 12 km. Il paesaggio è il classico che ci si immagina quando si pensa ad un paese latino americano però meno povero. Arrivati a San Josè abbiamo preso un taxi per arrivare nella redazione del giornale dove lavora Fra. Avenida Segunda, la strada principale di San Josè era completamente bloccata dal traffico. Guidano come dei criminali eheh.
Siamo rimasti in redazione per circa un’ora. Un edificio strano, un po’ coloniale e decadente dall’esterno, solo decadente dall’interno: affascinante. Tornati a casa in taxi alle 20:00 – io ero ancora in giro con un trolley e-n-o-r-m-e ci siamo accomodati e preparati un mojito(ma mojito o mohito? boh!), per tirarci un po’ su e per me erano solo le 4 di mattina.
A casa ho subito preso possesso della mia stanza – che è comunicante con la lavanderia – e finito il mojito di corsa doccia per non svenire, non puzzare ed uscire.
La casa in cui siamo è molto carina, su due piani, parquet qui e li sui pavimenti, scala di legno, un salone gigante pieno di divani; siamo nel quartiere degli studenti, San Pedro. Per il momento vivono con Francesco e Daniel anche Casey – un ragazzo americano che insegna inglese e che oggi a colazione mi ha spiegato cosa è in inglese la Schwa* - ed anche altri 2 ragazzi: un canadese che si chiama Bjorne ed un 3° di cui non ricordo il nome.
Appena usciti ieri sera ho iniziato subito a sentirmi stanchissima ed a quel punto ho capito che l’unico modo per sfangarla e sopravvivere al mio tour di 30 ore in piedi sarebbe stato alcolizzarmi. Fortunatamente la mia mozione è stata accolta all'unanimità – dopo 2 ore eravamo quasi completamente sbronzi: presentabili ma sbronzi.
Il locale in cui ci siamo ubriacati sembra essere il posto più “cool” di San Josè: si chiama La Chicha.
Per sapere come è andata la mia serata alcolica però dovrete attendere fino a domani, non è stata ancora sintetizzata su carta. Tranquilli, nessun danno considerevole.
* chi lo sa? wikipedia non vale!