Ieri alla fine di tutta una tremenda giornata l'unica cosa che mi è rimasta dentro è stato il dispiacere. Due giorni che non dormo. Stamattina alle 6 più o meno ho capito che ero ancora vestita, avevo ancora addosso il reggiseno - che è in assoluto la cosa con cui provo più fastidio a dormire - ed ero sul divano. Ho sognato, ricordo perfettamente cosa, erano sogni semplici, sognavo di tranquillità.
Ieri gli stati d'animo sono stati troppi, credo sia questo il motivo per cui stamattina è bastato mettermi le cuffie, accendere l'ipod, sedermi su un tram quasi vuoto ed iniziare a guardare fuori per sentirmi le guance calde, calde di quelle lacrime che sole e silenziose stavano uscendo. Ed è stato un bene, non possiamo tenerci tutto dentro.
Così, oggi è solo una giornata grigia più o meno come grigio è il cielo di questa Milano, c'è stanchezza e spossatezza ma ci fermiamo qui, non ci sono altre energie per provare di più.
18 November, 2010
16 November, 2010
lettera ad un quasi conosciuto.
Con questa lettera saluto te, te che in così poco tempo sei diventato.
Vorrei scrivere di amarezze e brutti momenti ma il vero paradosso è che non ci sono, non c'è niente di brutto, non c'è rancore, non c'è rabbia. C'è solo un grande dispiacere. Vorrei scrivere anche di un cuore spezzato ma spezzato non è: solo un cuore che si sarebbe riempito di te - fermandosi invece oggi. Come se ad un certo punto tutto si fosse congelato: la temperatura adesso è quella dei ricordi.
Tanto sarebbe stato bello. Tanto mi sarebbe piaciuto.
E' strano come e quanto in questa vita crediamo che tutto sia possibile e poi così semplicemente ci arrendiamo, o lasciamo andare, o dimentichiamo, o pensiamo ancora che il famoso gioco non valga la candela.
Quel che è certo è che non sapremo mai quanto sia il caso fino a quando non avremo il coraggio di vivere e se questo non accadrà, semplicemente, ancora una volta, per un qualche anche stupido motivo...
Rimarrà comunque un dolce ricordo.
Il Quid? Bastano i ricordi o i voli pindarici della nostra mente a farci sentire il vero sapore delle emozioni? Io al momento, credo di no. Rimarrò sempre dell'idea che tutto questo, per quanto l'abbia annusato, non sia mai stato tra le portate del mio menu, perché di quel ristorante io la porta, purtroppo, non l'ho mai aperta.
14 November, 2010
ieri ho fatto un sogno.
ero in chat, su skype.
stranamente in video.
la persona con cui stavo parlando pensava di aver disattivato la video chiamata.
uno dopo l'altro,
segreto dopo segreto.
tutti i nodi venivano al pettine
li,
attraverso un monitor.
non volevo guardare ma continuavo,
spiavo,
rubavo momenti di una vita che non era la mia.
stranamente in video.
la persona con cui stavo parlando pensava di aver disattivato la video chiamata.
uno dopo l'altro,
segreto dopo segreto.
tutti i nodi venivano al pettine
li,
attraverso un monitor.
non volevo guardare ma continuavo,
spiavo,
rubavo momenti di una vita che non era la mia.
13 novembre 2010 – le ventidue in punto, milano.
E mi ritrovo qui ad organizzare un brunch di cui al momento mi interessa molto poco. I miei pensieri scorrono e vanno dritti a lui, a lui che non posso chiamare in questo sabato d’inverno. Prima sono uscita, ovunque c’erano persone con pacchetti natalizi, manca più di un mese e tutto già risplende. Sembra che questa giornata mi stia imponendo di riflettere: la tv si è rotta, la connessione se ne va appena inizio a distrarmi ed ho addirittura comprato un libro che si chiama “Tutto è perduto fuorché l’amore”. Non è da me. Oggi ho voglia di stare sola. Non mi sento bene, prima per un attimo ho pensato, cacchio, oggi mi sento proprio sola. Non faccio mai pensieri di questo tipo, la solitudine delle persone è solo quella che si creano. Ho tante persone vicino ma adesso ne vorrei solo una, tutte le altre mi sembrano solo dei visi sfuocati. Sono qui con la mia storia, indecisa se raccontarla o meno, continuando ad inciampare sui ricordi e sentendo la pesantezza di tutte le complessità che ogni giorno ho dovuto affrontare. Non sono infelice, oggi solo un po’ ferma; oggi non ho voglia di parlare, di vestirmi, di truccarmi, di sentirmi. Oggi ho solo voglia di arrivare a domani, il prima possibile. Mi sento appesantita. E’ un periodo di grandi cambiamenti, sono mesi che sto aspettando questo momento, sapevo che prima o poi avrei dovuto fare i conti con una nuova e bella vita che non è quella di prima, questa nuova vita che mi piace, è solo che devo capire quale è la mia casa, come fare a sentirla tale. Il cellulare per chiamare le persone che ami talvolta non basta. Sono contenta di essere qui oggi ma non nego che queste giornate vorrei passarle a roma, andare in giro in ciabatte per casa, chiamare edo e carla, vederli. Semplicemente passare del tempo ed essere se stessi, senza la necessità di dover dimostrare quanto sia “brillante”. Non vorrei essere seduta su questo divano accanto a questo telefono che continua a squillare ma mai per quella chiamata. Quel cavolo giorno è cambiato tutto. Ha ricominciato a battermi il cuore, ho iniziato – di nuovo – a pensare a qualcuno con cui non avessi di che ridere per momenti passati, proiettandomi verso un futuro che al momento è solo ignoto. Ho paura. Ho paura di soffrire, ho paura che l’assenza che sento oggi domani sarà più grande. Timore di innamorarmi della persona sbagliata, di essere ancora una volta quella che si gioca tutto e che poi ci mette troppo tempo per ricostruire la propria vita, di affrontare quel troppo tempo prima che il dolore passi. Si, oggi sono spaventata. Dovrei raccontare questa storia, solo per farvi capire un po’.
E mi passo le mani tra i capelli e guardo questo foglio come se cercasse di dirmi qualcosa. Le parole sono troppe, i concetti confusi.
Febbraio 2010. Il diciannove.
Roma, quasi Milano. È passato tanto tempo, sono stati dei mesi intensi. Spesso ho pensato di aver ricevuto stimoli a sufficienza per scrivere di tutte le nostre vicessitudini in un libro, questo speravo mi desse l’idea di quanto un periodo così breve della mia vita avesse potuto influire su tutto.
Sto partendo per Milano. Sarei sciocca se dicessi che tutto quello che è successo non ha facilitato questo spostamento. Sicuramente non è stato l’evento scatenante ma non posso negare che abbia reso il terreno più fertile.
Non ti scrivo per questo. Ti scrivo perché abbracciando l’idea di raccontarmi, alla fine qualche pagina è uscita fuori e volevo condividerla con te.
Lo so che faccio sempre tutto da sola, lo so che non abbiamo un rapporto e che questo contatto parte esclusivamente da me. Questo succede perché l’affetto che provo nei confronti delle persone, nei tuoi confronti, è mosso da sentimenti che prima di tutto sono i miei, per questo, come ti ho detto più volte non riesco a detestarti: ti voglio un gran bene. Sono sempre convinta che nel tuo modo strampalato sei stato la persona più trasparente con cui mi sono relazionata nell’ampia vicenda (…) – e considerando anche che trasparente al 100% non lo sei stato - perché non è che ci stessi capendo molto pure te, potrai immaginarti quanto tutto il resto sia stato oltremodo tragico.
Faccio un passo indietro.
Riesco ad ammettere di non averci capito nulla, di essere stata a lungo annebbiata. Quello che mi diverte adesso – solo adesso – è che tutto quel turbinio di sensazioni sia stato messo nero su bianco, giorno per giorno, per essere certa di non perdere nulla. Qui dentro ci sei anche tu. C’è di te quello che eri per me. Ogni giorno, per un motivo o per un altro, c’è sempre un momento - per quanto breve - in cui mi ricordo tutto questo, in cui mi si palesano davanti alcune scelte.
So che adesso può essere fastidioso ripercorrere quei mesi ma forse può darti l’idea di ciò che accadeva nella mia testa.
Leggi fino in fondo.
BROCCHI, PAROLE E LUCERTOLE.
A volte mi sento in un’altra epoca. In 4 mesi la mia vita si è capovolta; le mie amicizie si sono fratturate, i miei amori si sono confusi e la mia famiglia… bè quella è rimasta stabilmente sconnessa.
Tutta questa storia parla di persone. Di esseri umani costretti ogni giorno nello stesso luogo che si sono naturalmente rapportati. Di come questi rapporti abbiano influenzato le nostre vite e di quanto ogni giorno faccia la differenza.
A 18 anni ho iniziato a lavorare in agenzia. Sono passati 7 anni ed io sono un’altra persona. In questo arco di tempo credevo di aver imparato a conoscere coloro che mi circondavano, soprattutto quelle persone che rappresentano l’anima di questo posto, quelle che ancora sono qui, che hanno visto andare e venire la maggior parte delle 50 che siamo oggi. Da poco ho iniziato a capire qualcosa di me, è successo soprattutto da maggio a settembre. 4 lunghi mesi.
02 November, 2010
ed il resto della sua vita.
Non molto tempo fa una persona che conosco appena mi ha chiesto, ridendo e parlando di discorsi molto poco seri, quanto e se fossi pronta ad affrontare il resto della mia vita.
Oggi è una giornata molto particolare, si chiude un capitolo che ha raccontato quasi un quarto dei miei giorni.
Da domani non sarò più formalmente legata a quel posto in cui ho passato più di 7 anni, durante i quali ho avuto un fidanzato, una storia, una migliore amica, tanti amici, ancor più conoscenti, qualche nemico, un "po'" di discussioni, dove ho pianto (ma di più riso). Oltre quella serranda ho sempre trovato un rifugio all'interno del quale sono racchiusi la maggior parte dei miei ricordi recenti. Tanti sono i sentimenti.
Gratitudine è il primo: mi sento grata verso tutte quelle persone che hanno speso del tempo per me, che mi hanno insegnato, molto più lezioni di vita che lavorative; grata verso chi ha riposto la propria fiducia in me talvolta sbagliando, grata verso chi mi ha permesso di scegliere, anche questa volta, e mi ha lasciato andare.
Mi sento malinconica - so che da domani non saluterò tutti ogni mattina per nome, so che dovrò modulare la voce e pensare ben oltre 2 secondi prima di parlare - e sappiamo quanto ci debba ancora lavorare; so che oltre l'orario di ufficio non penserò a cosa è successo perchè la mia vita sarà altro. E forse starete pensando: era ora! - ma ci sono cresciuta in xister, il mio carattere li dentro si è formato, non può essere così freddo salutarsi.
Sono felice. Felice perchè l'esperienza che dovrò affrontare mi porterà ad avere un rapporto sano con il lavoro e meno epico con coloro che faranno parte della mia vita. Felice perchè mi sento piena di emozioni accumulate in tutti questi anni. Sono fortunata.
Sono stata fortunata quel giorno che sono finita a cinecittà ed un paio di chiamate dopo stavo recandomi per la prima volta in agenzia per conoscere Claudio. Ancora non sapevo quanto quella sola visita avrebbe influenzato il mio percorso, quanto mi sareste rimasti dentro.
Solo questo. Non c'è ipocrisia nel concludere questo saluto dicendoci che rimarremo in contatto, succederà con pochissime persone, il resto della nostra vita è tutto da costruire. C'è solo la voglia di ricordare queste emozioni, per il resto... chissà.
Semplicemente grazie, ma, soprattutto buona fortuna.
01 November, 2010
november, 1st
quante persone la mattina si svegliano serene e sorridenti? più trascorro le mie mattine in questo stato, più mi sento fortunata. qualunque cosa accadrà, ai miei affetti, qualunque cosa dovesse minare le mie poche certezze, non si potrà portar via tutto questo, tutto quello che questo periodo mi sta insegnando.
fuori c'è una tormenta ma la mia mamma è contenta: si va a pranzo tutte insieme. è talmente contenta che non si sta ancora preoccupando per quando voleranno via appena apriremo la porta, lei ed il suo altissimo metro e cinquanta.
lunedì come oggi rappresentano quei rari momenti della nostra storia familiare dei quali sorrido sinceramente invece che sarcasticamente. in questi lunedì è racchiusa tanta autenticità che disarma, sono momenti preziosi, ricordo cosa vuol dire non sentirsi mai soli, ricordo quanto sono affezionata a questa nostra strampalata versione del focolare domestico.
quando divento grande voglio un camino anche io.
fuori c'è una tormenta ma la mia mamma è contenta: si va a pranzo tutte insieme. è talmente contenta che non si sta ancora preoccupando per quando voleranno via appena apriremo la porta, lei ed il suo altissimo metro e cinquanta.
lunedì come oggi rappresentano quei rari momenti della nostra storia familiare dei quali sorrido sinceramente invece che sarcasticamente. in questi lunedì è racchiusa tanta autenticità che disarma, sono momenti preziosi, ricordo cosa vuol dire non sentirsi mai soli, ricordo quanto sono affezionata a questa nostra strampalata versione del focolare domestico.
quando divento grande voglio un camino anche io.
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